martedì 6 maggio 2008

Versioni di latino per i ragazzi del liceo (molte sono tratte da "expedite")

Ecco alcune versioni e esercizi del primo e secondo anno di liceo scientifico:

ABNEGAZIONE DEI CITTADINI ROMANI

Nella seconda guerra punica essendo così esausto l'erario della patria per il protrarsi e l'assiduità dei combattimenti e le devastazioni dei confini, che per non (cerca sufficio) al culto degli dei, i pubblicani promisero che non sarebbe stato riscosso alcun tributo, se non terminata la guerra. Nell'accampamento non il cavaliere nè il soldato percepivano il salario che ancora non erano stati pagati. Le donne sacrificavano tutti i loro ornamenti per salvare la patria dal pericolo dei nemici. I Senatori, che erano liberi dal peso del tributo, tuttavia offrivano volentieri oro e argento per sostenere le sfrenate spese della patria. E così tutti i cittadini, trascurati i loro affari, fecero in modo che lo stato superasse tutte le difficoltà e che con la prudenza dei comandanti, la virtù dei soldati e l'aiuto degli dei vincesse il nemico in guerra.

UN'AMICIZIA FUORI DALLA NORMA

Narrano un incredibile storia su un delfino e un fanciullo. Sotto il regno di Cesare Austo, nel mare (cerca puteolano) un delfino ogni giorno dall'altro accorreva alla voce di un fanciullo sulla spiaggia movendo la coda, offriva il dorso perchè il fanciullo salisse e flettendo le penne per non ledere il suo tenero corpo. Da Roma e da tutta l'italia una moltitudine di uomini veniva per vedere il pesce che nuotava con il fanciullo. Dopo il fanciullo perse la vita per una grave malattia. Il delfino, essendo giunto sulla spiaggia felicemente ma non vedendo il fanciullo spinto dal tanto desiderio dell'amico morì di dolore. Narrano che il delfino sia stato trovato che giaceva sul lido e che sia stato seppellito nel sepolcro del fanciullo.

Clelia

Porsenna Re Degli Etruschi Cingeva D’ Assedio Roma . L’ Accampamento Degli Etruschi Era Vicino Alle Rive Del Fiume Tevere E Qui Erano Tenute In Ostaggio Le Ragazze Romane . Fra Gli Ostaggi C’ Era Clelia , Fanciulla Coraggiosa E Bella Che Desiderava La Liberta’ : Per Questo Di Nascosto Eluse I Carcerieri Degli Etruschi E Con La Schiera Delle Fanciulle Fuggi‘ Dall’ Accampamento . Fra I Dardi Dei Nemici Attraverso’ Audacemente A Nuoto Il Fiume E In Seguito Giunse A Roma Dove Consegno’ A Padri E Madri Le Figlie . Ma I Senatori Temevano L’ Ira Del Re Porsenna , Perche’ Fra I Romani E Gli Etruschi C’ Era Un Alleanza . Infatti Il Re Richiese Tramite Ambasciatori La Fanciulla Clelia ; I Romani Rispettarono Il Patto E Subito La Restituirono . Clelia Ritorno’ All’ Accampamento Degli Etruschi E Porsenna Colpito Dalla Grande Forza Della Fanciulla La Libero’ E La Rimando A Roma . A Ricordo Dell’ Impresa Di Clelia I Romani Posero Nella Via Sacra Una Statua Della Fanciulla Coraggiosa .

Contro l’ astrologia

Favorino il filosofo, volendo scacciare e allontanare gli adolescenti dagli astronomi (veggenti) (dal fare gli astronomi), che le prodigiose arti del futuro dicono stare per offrire, così concludeva l’ argomento: “O così contraria dicono che sta per venire, o così favorevole. Se dicono (che sarà) favorevole e sbagliano, saranno miseri vagando invano; se dicono (che sarà) contraria e mentono, sarai misero invano temendo. Se invece rispondono il vero (veramente), e le cose future non sono prosperose, d’ ora in poi sarai (avrai) l’ animo misero, prima che accadrà il fato; se cose felici promettono, , allora chiaramente ci saranno due inconvenienti: e

e in futuro la felicità speranza guasterai subito.

Allora nessun patto in modo giusto gli uomini dovettero essere da discutere, le cose future da prevedere

DESCRIZIONE DELL'ASIA


L'Asia è posta nella terza parte del mondo, è chiamata dal nome della donna che anticamente tenne l'impero d'Oriente. L'Asia dal sorgere del sole, dal (meridie Oceano), al tramondo del sole è (finitur) dal nostro mare, a nord è delimitata dal lago Meotide e dal fiume Tanao. Ha molte province e regioni, tra cui sono il (Paradisus) e l'India. Il "Paradiso" è un luogo ricco di ogni genere di legno e di albero da frutto, essendoci anche il (legnum) di vite; non c'è qui freddo, non (aestus), ma perpetua aria temperata. Si dice che tale mirabile luogo sia stato chiuso agli uomini dopo il peccato di Adamo. L'india, chiamata dal fiume Indo, (pertinet) dal (meridiano) mare fino al sorgere del sole e a nord giunge fino al monte Caucaso. La terra di India, per il soffio del vento salubre (favoni), da per due volte l'anno frutti.

DOVE COSTRUIRE UN ACCAMPAMENTO

L’ accampamento inoltre, specialmente vicino al nemico, sicuramente (loco) sempre bisogna costruire, quindi sia di bastoni sia di cibo sia di acqua è suffficiente ( va fornito ) molto e, se troppo sia da trattenere (va a lungo trattenuto), va scelto un luogo vantaggioso. Bisogna provvedere anche che non sia vicino a un monte troppo alto, poichè possa dagli avversari essere perso nuocendo.

E’ da considerare che dei torrenti (non) inondino (consueverit) il campo.

In base al numero inoltre i militari sono anche ostacoli per costruire l’ accampamento, perchè una maggiore moltitudine non sia radunata nel piccolo accampamento e perchè non (vi sia) scarsezza nei portatori (lavoratori).

Due aneddoti a ... suon di cetra

Stratonico l'ateniese un giorno avendo sentito uno che uno cantava e uno suonava la cetra esclamò: <>. Alcuni, che avevano sentito queste parole, avendogli chiesto cosa Giove avesse dato a quel musico e cosa avesse negato disse: <>. Un giorno Dionisio, tiranno dei Siracusani, ad un banchetto aveva ascoltato un musicista che suonava la cetra e a quello aveva promesso un premio per il giorno seguente. L’indomani allora il suonatore di cetra andò da Dionisio per chiedere la ricompensa, che gli aveva promesso. A quello Dionisio rispose:<<>>.

  1. So che tu sei assai liberale e benefico verso tutti
  2. Si dice che la necessità rende più previdenti gli uomini
  3. In italia vi sono città assai antiche e nobili
  4. I nemici avevano occupato un luogo molto idoneo all'accampamento
  5. Il comandante riteneva che i soldati avessero più forza e virtù dei nemici
  6. In una grande città sembrano essere molti e più vari ignegni che in una piccola
  7. La parsimonia e la frugalità sono le più grandi e sicure ricchezze
  8. Nell'amicizia nessuna peste è maggiore dell'adulazione
  9. Il più grande dei molti figli di Priamo fu Ettore il più piccolo Troilo
  10. Gli odi nascosti sono peggiori di quelli manifesti
  11. La stupidità è considerato la peggiore di tutti i mali
  12. Il tempo è un ottimo medico
  13. Gli esploratori annunciarono al comandante che le truppe dei nemici discendevano da luoghi superiori in pianura
  14. Si dice che Creso sia stato l'uomo più ricco della sua età
  15. I buoni cittadini sostendono a favore della patria anche i preicoli più grandi
  16. Il comandante comandò che l’ accampamento fosse posto in cima al colle

  1. Le cose che sono utili non sempre sono oneste
  2. La fortuna accieca quelli che vuole far fallire
  3. Muove il giovane che gli dei scelgono
  4. Quelli che dicono di sapere tutte le cose, questi sono ignoranti e arroganti
  5. Spesso quelli che le ricchezze e gli onori innalzarono al più alto grado di potenza, sembrano grandi ma non lo sono
  6. E’ veramente ricco quello a cui basta ciò che ha
  7. Narrerò a quelli di quei popoli che vivono i deserti della libia
  8. Tutti i capi dei galli ebbero concilio nei boschi e decisero di lottare con i romani, Cesare seppe tutte queste cose dagli esploratori
  9. I volsci e gli equi rinnovarono la guerra: per tale ragione il senato scelse nuovi scelti
  10. Numererò tutti i delitti di questo, stando così le cose
  11. A lungo stette male il nostro Attico! per tale ragione non potè tornare a roma
  12. Nello stesso tempo tutti i cavalieri di Pompeo avanzarono: l'impeto dei quali la nostra cavalleria non potè sopportare
  13. Cesare presso Corfino prese molti pompeiani, che lasciò incolumi alle loro case
  14. Conosciute queste cose Cesare tornò velocemente dalla gallia a Roma

Il capretto prudente

Ubbidire agli insegnamenti dei genitori, è spesso fonte di salvezza, come insegna la favola. Una capra volendo andare al pasto, ammonì il capretto suo figlio, che era nuovo al pericolo della vita, di non aprire la porta se non alla madre, poichè dei lupi affamati circondavano la stalla, per divorare i piccoli capretti. Il capretto primise di obbedire ai moniti della madre e salutò la madre che se ne andava. Còsì giunse il lupo che, dopo che vide in casa il capretto da solo, cercò di ingannarlo, e simulando la voce della madre, (gli) ordinò di aprire la porta dicendo:" O Figlio, dico di aprire la porta, già arriva il lupo!" Ma il capretto vedendo attraverso una piccola fessura della porta che (si trattava) del lupo e non della mamma, non aprì la porta ma disse:" Ho creduto di sentire la voce di mia mamma, ma non vedo la sua immagine. Tu, sei il lupo e simulando la voce di mia mamma chiedi il mio sangue. Vattene, la porta rimarrà chiusa!"

Saggezza del re spartano Agesilao

Agesilao, re degli Spartani, essendo giunto in Messenia con un ingente esercito, per riportare di nuovo sotto il potere degli Spartani i Messeni, che si erano ribellati a Sparta, fece avanzare i cavalieri affinchè esplorassero i luoghi e guardassero gli animi degli abitanti (cerca un significato migliore al verbo).
Quelli annunciarono ad Agesilao non solo che gli uomini avevano preso le armi ma anche che le donne e i vecchi erano pronti a combattere, per difendere la loro libertà.
Gli esploratori dopo aggiunsero che le armi erano state distribuite anche ai servi, ai quali, se avessero combattuto strenuamente, era stata promessa la libertà.
Allora Agesilao, conosciuti i piani dei Messeni per non rischiare inutilmente la vita dei suoi soldati, si allontanò dalla Messenia. Sapeva infatti che i Messeni, disperando sulla vita e combattendo per la libertà avrebbero combattuto più forte.

Il mito della fondazione di Roma 1

Romolo e Remo in quei luoghi in cui vennero abbandonati, desideravano fondare una città, nella quale Albani e Latini, che erano in soprannumero nelle loro città, potessero trovare aiuto. A questi, che erano tutti contadini, anche si aggiunse un gran numero di pastori, e quella moltitudine di futuri cittadini faceva facilmente speranza che quella città che Romolo e Remo avevano intenzione di fondare, sarebbe stata maggiore di Alba e Lavinio. Si aggiunse poi a questi pensieri un (avitum) male, per il desiderio del regno, e scoppiò un violento scontro sorto da un futile motivo. I fratelli, che erano gemelli l'età non poteva fare la differenza ( il punto ), decisero che gli dei, sotto la cui tutela erano quei luoghi, giudicassero con previsioni il fondatore della nuova città e il re. Romolo prese le previsioni in Palatino, Remo sull'aventino.

Il senato romano

Romolo dopo che fondò la città ,scelse cento fra i più anziani cittadini ,che chiamò senatori per la vecchiaia, e regnò con il consiglio e l'aiuto del senato e condusse ogni cosa. Il numero dei senatori fu quasi identico sotto gli altri re romani, ma dopo la cacciata dei re, quando fu istituita la repubblica il numero dei senatori fu aumentato, perché gli uomini che avevano portato la carica più alta, cioè questura, edilità, ufficio della plebe, pretura, censura, e consolato, diventavano giustamente senatori. I senatori erano chiamati anche padri perché sia nella prosperità sia nelle avversità erano considerati custodi e difensori della repubblica . Nei tempi antichi il senato era formato soltanto da patrizi;ma dopo che i magistrati ,che davano ingresso al senato, furono anche alla plebe; i plebei divennero anche senatori. Il senato deliberava il bilancio della repubblica, la guerra, la pace, i trattati e molte altre cose; discuteva le leggi, dava consigli alle magistrature, sceglieva i prefetti delle province eleggeva un dittatore nelle crisi della repubblica. Quando Roma fu in un grande pericolo, fu salvata non solo dalla costanza dei cittadini, fedeli dei soci e virtù dell'esercito, ma anche dall'autorità a dalla prudenza del senato.

IL SUCCESSO DI SCIPIONE NELLA SECONDA GUERRA PUNICA

Nella seconda guerra Punica Scipione combattendo strenuamente in Africa contro Annone, comandante dei Cartaginesi, sbaragliò il suo esercito; in seguito vinse nel combattimento Siface, re dei Numidi, che si era unito ai Cartaginesi, e prese il suo accampamento. Allora i Cartaginesi, che temevano la singolare perizia e la grande virtù dei Romani, richiamarono in patria Annibale, che conduceva da molti anni la guerra in Italia e mandarono ambasciatori a Scipione. Agli ambasciatori che chiedevano la pace il comandante dei romani non disse cose ingiuste. Ma i perfidi Cartaginesi, mentre aspettavano l'arrivo di Annibale dall'Italia, turbarono la pace e fecero contro i romani (cerca multa hostilia).Annibale, dopo che giunse in Africa, facendo guerra contro Scipione, poichè fu vinto in frequenti combattimenti dal comandante dei Romani, chiese la pace. Quando venne a colloquio, la pace venne data dai Romani a nuove condizioni. Le condizioni non andarono bene ai cartaginese e rinnovarono la guerra. Infine il combattimento fu terminato presso Zama. Scipione andò via vincitore ma Annibale, cercando la salvezza con la fuga insieme a pochi cavalieri, evase dalle mani dei Romani. Ritornato Scipione a Roma dal senato venne decretato il trionfo e gli venne dato il cognome di "Africano".

Incontentabilità umana

Un uomo avendo visto per strada un fanciullo che piangeva con grande disperazione, si avvicinò a quello e gli chiese: perchè, povero fanciullo, piangi tante lacrime, al punto da commuovere anche i sassi? Il fanciullo rispose: non trovo il denaro che mia madre mi ha dato! Allora l'uomo magnanimo : Calmati, disse, perchè ti donerò liberamente altro denaro; e diede (assem) al fanciullo. Il fanciullo felice lo prese, ma subito iniziò di nuovo a piangere. L'uomo stupito gli richiese: perchè piangi di nuovo? e il fanciullo: piango perchè, se non avessi perso (assem) ora ne avrei due!

La conquista di Fidene

I Romani poichè (ruperant) i Fidenati avevano infranto i patti e avevano ucciso in una nefasta battaglia i luogotenenti, decisero di punire i perfidi alleati. Subito nominarono il dittatore che preparò l'esercito, si diresse verso i confini dei fidenati e iniziò il combattimento con i nemici. Le legioni romane, combattendo strenuamente, già misero in fuga le truppe dei nemici, quando all'improvviso (erupit) dalla città di fidene la moltitudine dei cittadini che facevano (faces) ardenti nelle manni, i soldati dei romani fecero impeto. Il genere dell'inusuale combattimento terrorizzò i romani e con grande voce esclamò:" o romani, perchè temete il fuoco (inermium) dei cittadini? (eripite faces) dai fidenati e , memori della virtù romana, convertite le fiamme contro la città dei nemici e incendiate fidene". I soldati, rinvigoriti dalla parole del dittatore, rinnovarono il combattimento e, chiamando i soldati con grande animo, penetrarono nella città e la incendiarono.

La conquista di gerusalemme

Molte popolazioni dell'Asia furono domate dal popolo romano in guerra e sottomesse al suo impero. I Romani tenevano anche i Giudei nel loro potere e dominio, ma per l'avidità di soldi e l'arroganza erano oltremodo mal visti dagli Giudei, e così spesso ci furono ribellioni e tumulti in Giudea e infine Tito, figlio dell'imperatore Vespasiano, assediò Gerusalemme con grandi truppe. Gli Giudei combatterono a lungo con mirabile forza, e così l'assedio della città fu lungo, anche gli anziani e le donne dei Giudei portavano aiuto ai soldati e conforto : supportavano gli strumenti di guerra e raffrorzavano gli animi dei soldati con preghiere. In ultimo cambiarono le munizioni alle legioni romane e la città con grande clamore fu espugnata con una grande disfatta dei cittadini. L'antico tempio di Salomone fu distrutto da Tito e i segni della religione dei Giudei furono portati a Roma.

Il campo marzio


Nella casa di Marco furono serviti dei cibi squisiti a Filippo. Durante la cena l’amico di Marco dice: “Domani prima dell’alba ci alziamo dalla lettiga e andremo al Campo Marzio”. E così il mattino dopo insieme all’amico escono dalla casa e si dirigono verso il Tevere. Mentre camminano lungo le rive del fiume, l’amico di Marco, Greco, narra brevemente la natura dei luoghi. “Nei tempi antichi la furia del grande Tevere spesso inondava le campagne e pressappoco tutti i luoghi erano paludosi, ma da lungo tempo gli uomini con assidua fatica irrigano i campi secchi. Un tempo nel Campo Marzio i pastori pascolavano buoi e greggi; i vivaci giovani Romani correvano ed esercitavano l’uso delle armi, passavano in rassegna cavalieri e fanti ammaestrati, tenevano i comizi centuriati. Poi furono costruiti edifici ammirevoli: Pompeo per primo erige teatri di pietra; Agrippa, genero Augusto costruisce uno splendido tempio, che viene chiamato ”Pantheon”, poiché tutti gli dei sono consacrati; lo stesso ammirabile Augusto costruisce qui il suo sepolcro: dentro l’edificio ci sono le tavole di marmo, sulle quali venivano impresse le imprese di Augusto; alla sommità del grande sepolcro è collocata la statua dell’imperatore”. La grandezza e lo splendore di tutti gli edifici e la bellezza delle località di Filippo suscitano molta ammirazione.

La decadenza della società romana

Anticamente i romani in pace e in guerra coltivavano i buoni costumi e la concordia mentre disprezzavano l'avarizia. Erano magnifici nel culto degli dei, parsimoniosi in casa, fedeli verso gli amici. Con l'audacia in guerra e l'eguaglianza in pace reggevano loro stessi e lo stato. In guerra venivano puniti i soldati che senza l' ordine del comandante combattevano contro il nemico o quelli che, dopo che erano stati richiamati, si ritiravano più tardi dalla battaglia. In pace esercitavano il comando più con grandi benefici che con il terrore e (ignosco) a tutti le offese. Ma quando lo stato crebbe in giustizia e lavoro, i grandi re (domiti sunt) in guerra, le nazioni feroci e i popoli ingenti venivano assoggettati con la forza, Cartagine, (aemula) dell'impero romano, fu rasa al suolo, allora la fortuna (saevire) e della ricchezza furono causa di affanni. Il desiderio di ricchezza e di comando fu materia di tutti i mali. Infatti l'avarizia cambiò la fiducia, la bontà e le altre virtù e (edocuit) la superbia, la crudeltà, la trascuranza degli dei. L'ambizione rese molti uomini simulatori e dissimulatori

Triste fine di pausania

Lo spartano Pausania macchiò con la turpe morte la grande gloria della guerra. Di Pausania è oltremodo illustre il combattimento presso Platea, poichè sotto il suo comando l'ingente esercito dei persiani con con un grande manipolo di greci fu sconfitto e messo in fuga. Nel combattimento morì Mardonio, della stirpe del re, comandante strenue e pieno di senno. Ma la vittoria gonfiò l'animo di Pausania con la superbia. Infatti dal bottino pose nel tempio di Apollo a Delfi l'aureo tripode e incise nel tripode tali parole: Pausania sconfisse presso Platea i barbari: dunque da il dono al dio della vittoria. Dopo il combattimento Pausania fu mandato con la flotta dei greci nell'isola di Cipro e nell'Ellesponto, dove scacciò i presidi dei barbari. Ma accadde un evento negativo poichè Pausania per la prospera fortuna fu (cerca elatus est) per desiderio del comando. Quando volle fare con Artabazo, prefetto del re, un'alleanza mandò a quello per mezzo di un servo una lettera. Ma il servo consegnò la lettera agli efori. Allora Pausania fuggì nel tempio di Minerva, ma gli efori chiusero le porte del tempio e (diruerunt) il tetto. Così Pausania morì di freddo e fame.

La congiura di catilina


Cattivi e corrotti cittadini congiurarono contro lo stato, (cittadini) che avevano come comandante Catilina. Questo, era acceso dal desiderio di comando. Aveva spinto nella sua amicizia e familiarietà tutti quelli che spinti dalla diperazione, cercavano nuove cose e quelli che, oppressi da (aere alieno), (effundo) cose familiari, inoltre tutti gli uomini (perditos), facinorosi, infami e audaci. Tra i congiurati c'erano senatori e cavalieri, in primis Lentulo Sira, che dopo il consolato per i costumi corrotti fu allontanato dal senato, molti soldati sillani, che, una volta presso Fiesole (deducti) in colonie, avevano (consumpserant) le ricchezze e spinti dalla speranza di nuove rapine desideravano la guerra. Catilina preparate tutte le cose e le insidie ai consoli, incitò gli animi di quei cittadini: già stiamo per occupare lo stato, quando uccideremo i cittadini buoni e ricchi, a me sarà il dominio a voi le magistrature, le province e gli onori.

Il giovane annibale

Il cartaginese Annibale, figlio di Amilcare, fu soldato forte, comandante valoroso e prudente. Il fanciullo si uniformò alla volontà del padre e presso l'altare degli dei giurò odio eterno contro i romani; mantenne tale giuramento in eterno. Il giovane giunse in Spagna con il padre, che educò il figlio alla virtù bellica con esempi e consigli.Così dopo la morte di Amilcare e Asdrubale, suo genero, i Cartaginesi diedero ad Annibale il potere, che subito si dimostrò un comandante prudente e valoroso, e oltremodo esperto nell'arte militare. Dopo che i popoli della Spagna vinse e sottomise in molte battaglie, chiuse in assedio Sagunto, città alleata dei romani e la espugnò con la forza delle armi. Questo fu l'inizio della seconda guerra punica.

Esemplare fedeltà di un cane

Tramandano che una volta in Epiro sia stato trovato il corpo di un uomo ucciso per mezzo di un agguato,presso il quale c'era un cane che custodiva fedelmente il padrone morto e non voleva andarsene. Il povero animale emetteva un flebile gemito e il suo dolore non poteva essere lenito in nessun modo. Il re Pirro, avendo saputo la cosa, ordinò di seppellire il padrone, e che il cane fosse portato da lui e fosse diligentemente nutrito e curato. Ma un giorno, esaminando Pirro l'esercito e essendo il cane con lui, improvvisamente l'animale alzò le orecchie e incominciò ad abbaiare accanitamente contro uno tra i soldati. Non cessando il cane di abbaiare , tutti rivolsero gli occhi verso il soldato, che tentava di fuggire. Catturato dalle guardie del corpo del re, il soldato interrogato da Pirro ammise il crimine e fu punito con la morte.

Sulle rive del fiume Bagrada Attilio Regolo

uccide un mostruoso serpente

M. Attilio Regolo per primo tra i comandanti dei romani trasportò un ingente esercito in Africa, dove non solo lottò con gli uomini ma anche con i mostri. Infatti una volta accadde che, avendo posto Regolo l'accampamento presso il fiume Bragada, i soldati romani furono vessati continuamente da un enorme serpente. Dicono che il serpente abbia divorato con l'ingente bocca molti soldati o che li abbia soffocati con colpi di coda, che abbia ucciso alcuni con il tremendo soffio (cerca se c'è una espressione). Ma il mostro non potè essere ucciso dal colpo dei dardi, poichè la dura natura delle squame respingeva facilmente tutti i dardi. Allora Regolo, per liberare l'esercito dal grave pericolo, fuggì alle macchine e schiacciò il serpente con (ballistis), che quindi giacque oppresso.

Le prime biblioteche del mondo antico

Il tiranno Pisistrato per primo si dice che abbia costruito una biblioteca ad Atene, dove questo si dice che abbia raccolto molti libri di tutte le discipline, affinchè fossero a disposizione dei cittadini. Per caso in quel tempo il tiranno Policrate si dice che abbia fondato una biblioteca nell'isola di Samo. Poi gli Ateniesi si dice che abbiano studiosamente aumentato il numero dei libri, ma dopo Serse, re dei Persiani, avendo preso Atene, accesa la città tranne la rocca, trasferì ogni copia di quei libri e li portò in Persia. Dopo molti anni Seleuco, re di babilonia, che era stato comandante di Alessandro Magno, ordinò che tutti i libri fossero riportati ad atene. Ma la più grande biblioteca degli antichi è quella di Alessandria, in Egitto, dove un grande numero di volumi, circa settecentomila, si dice che siano stati raccolti dai Tolomei. Nella guerra alessandria tuttavia tutti quei volumi non per decisione ma per caso vennero incendiati dai soldati di Cesare. A Roma la prima biblioteca si dice che sia stata fondata da Asinio Pollione.

Magnanimità dell'imperatore Marco Aurelio

Vorrei, o senatori che voi deponeste la vostra severità e che assecondiate la mia clemenza. Nell'imperatore non è mai lodata la vendetta, poichè, sebbene è giusta, tuttavia sembra acre e crudele. Nessun senatore sia dunque punito, di nessun uomo nobile sia sparso il sangue, gli esuli tornino a casa e riprendano i loro beni. Per tale motivo date grazia ai figli, al genero e alla moglie di Cassio. Vivano liberi e sicuri, abbiano un patrimonio familiare, conservino l'oro e l'argento, attraverso tutta la gente si diffonda l'esempio della mia e vostra misericodia. I nostri tempi sono degni di pace e concordia: vogliano gli dei liberare la nostra patria dalle stragi, dal timore, dall'infamia, dell'invidia e da ogni altra offesa! Allora tutti i senatori, applaudendo la grandezza di animo dell'imperatore esclamarono a gran voce: vogliano gli dei che la vita del nostro imperatore sia sempre .

Perseo libera Andromeda

Per l'ira delle Nereidi, Cassiopea, moglie di Cefeo, regina degli Etiopi, fu cacciata. La donna infatti era diventata arrogante a causa della sua grande bellezza e si paragonava alle marine Nereidi. E così le dee chiesero a Nettuno che punisse la sua superbia. Allora il dio delle acque mandò in Etiopia una enorme drago, affinchè devastasse tutta la spiaggia marittima e vessasse gli abitanti. Poichè già molti uomini erano stati divorati dalla belva, il popolo, spinto dalla disperazione, persuase il re affinchè consultasse l'oracolo. Il sacerdote di Apollo interrogato così rispose: L'ira delle dee sarà placata e tutti saranno liberati dal mostro se Andromeda, figlia del re, sarà immolata come vittima. E così il popolo chiese al re, che esitava per l'amore della figlia, che la vergine fosse legata ad un sasso nel lido e che fosse offerta alle belva. Già il drago, che usciva dal mare, stava per divorare la vergine, quando giuse Perseo, che preso dalla esimia bellezza di Andromeda, disse così al padre e alla madre: Io libererò vostra figlia se da voi otterrò di averla in sposa. I genitori non solo concessero al forte uomo il matrimonio ma anche il loro regno. Perseo dunque ottenne il mostro e inflisse a quello molte e mortali ferite e liberò Andromeda.

QUINTO FABIO MASSIMO E ANNIBALE

Annibale, dopo aver superato (varcato) i Pirenei e le Alpi, scese in pianura. Poi, dopo aver sconfitto Scipione, dopo aver messo in fuga Sempronio presso il fiume Trebbia, dopo aver scacciato Flaminio presso il lago Trasimeno, si mise in marcia verso l’Italia meridionale.
Allora il senato nominò dittatore Q. Fabio Massimo, inviato contro il nemico tante volte vincitore, fronteggiò (represse) l’attacco di Annibale; e infatti, ben informato dalle precedenti disfatte, modificò la tattica di guerra. Conduceva l’esercito attraverso luoghi elevati e impervi, non si affidava alla sorte in nessuna situazione, non tratteneva mai le truppe nell’accampamento, poichè temeva l'impeto cartaginese.
Provocava continuamente l’esercito di Annibale ma non dava al nemico alcuna occasione di battaglia. All’improvviso attaccava i soldati che uscivano dall’accampamento di Annibale per fare rifornimento, indebolendo la schiera e facendo prigionieri i soldati sbandati.
Così il vincitore scappò dalle scaramucce (lett. piccoli combattimenti). Tuttavia l’esitazione di Fabio non era gradita ai Romani e quello fu soprannominato irridentemente (cerca Cunctator). Allora Fabio di sua spontanea volontà depose il comando della guerra e ritornò privato. Ma poco tempo dopo, annunciata la disfatta di Canne a Roma, Fabio per la sua prudenza fu creato console.

Risoluto intervento di P.Cornelio Scipione

Dopo la sconfitta cannense che fu assai grave per i romani, per il fatto che in quella entrambi i consoli e la maggior parte dei soldati erano morti e pochi erano sopravvissuti, il senato affidò il comando a Scipione, oltremodo giovane affinchè quello provvedesse alla salvezza dello stato. Una volta a quello, che presiedeva ad una assemblea del senato, venne annunciato che alcuni nobili giovani romani, disperando della salvezza dello stato, avevano deciso di abbandonare roma e di trasferirsi in africa. Allora Scipione, sciolta la seduta, subito andò a casa di quello che era l'autore della cospirazione e qui trovando una riunione di giovani, di cui abbiamo detto sopra, sfoderata la spada esclamò sopra la loro testa: come io non abbandonerò mai lo stato nelle circostanze avverse così non permetterò che l'abbandoniate voi. Giurate con me, dunque, che mai avrete intenzione di abbandonare la vostra patria. Giurarono quelli e sempre furono fedeli a roma e Scipione.

Salviano piange la fine di Roma

L’Italia è devastata dalle incursioni dei Barbari, la città di Roma è assediata e espugnata; tutto l’impero è preda delle genti barbare,. I Visigoti occuparono la Gallia; i popoli dei Vandali dilagarono nelle terre di Spagna e Africa. Tutte le cose che una volta furono grandi e sacre, ora sono state sottratte e distrutte: solo i vizi sono cresciuti. Dov’è la potenza dell’impero romano? Una volta i Romani erano talmente forti che sottomisero tutte le nazioni dei barbari, ora sono talmente deboli che sono sottomessi dai barbari. Una volta nei cittadini romani era tanto l’amore per la libertà che sceglievano la morte senza timore, che difendevano lo stato e la libertà, ora tanto è il timore della morte che volentieri rinunciano alla libertà per salvare la vita. I vecchi romani erano temuti, noi temiamo: i barbari pagavano a quelli i tributi, noi siamo tributari ai barbari.

Tenace resistenza di una città asiatica all'assedio di alessandro

Alessandro ordinò che Cratero assediasse Ciropoli, lui stesso invece prese e distrusse un'altra città della stessa regione. Dopo ottenne la città dei Mameceni e si cinse con la corona. Poichè i Mamaceni, valio popolo, aveva decretato di portare assedio, il re mandò avanti i cavalieri, affinchè mostrassero la sua clemenza verso (cerca deditos) e l'inesorabile animo verso i vinti a quelli. Gli abitanti risposero di non dubitare nè della fiducia nè della potenza del re e accolsero benevolmente i cavalieri. Ma durante la notte uccisero quelli gravati dal cibo e dal sonno. Il delitto degli abitanti accese l'ira di Alessandro, ma non un'altra città sopportò l'assedio: i soldati più forti di Alessandro caddero e lo stesso re fu in pericolo di vita. Infatti fu colpito tanto violentemente alla testa da un sasso che, offuscata la vista dal fumo, cadde a terra. Infine il re, non curato dalla ferita, resistette all'assedio e irruppe in città vincitore attraverso la rovina di parte delle mura.

Una contrastata storia d'amore a lieto fine 2

Dopo che questo la condusse a casa sua, vedo un'amica del mio padrone. Ma quella, quando mi vide, mi fece segno con gli occhi di non chiamarla. Poi, quando c'è l'occasione, la fanciulla deplora la sua misera fortuna con me; dice che lei desidera fuggire da questa casa ad atene e di amare quello che era stato mio padrone ad atene; afferma di non aver mai odiato nessuno più di questo soldato. Io, poichè non ho conosciuto questo sentimento femminile, ho scritto una lettera, e l'ho consegnata e di nascosto l'ho data ad un commerciante perchè la portasse al mio padrone perchè questo venisse ad efeso. Quello, ricevuta la lettera, subito venne ad efeso e ora questo è ospite presso un suo parente, vecchio (cerca lepidum). Quello ci aiuta con la sua opera e consiglio. E così io preparato questo in casa varie (machinas) per unire gli amanti.

Umanità di Augusto

Sembra che debba essere ammirata soprattutto l'umanità e la clemenza dell'imperatore Augusto. Si dice che una volta, cenando Augusto presso Pollione, un servo abbia rotto imprudentemente un vaso di grande valore. Allora si dice che Pollione, mosso dall'ira, abbia ordinato che il negligente servo fosse gettato tra le murene, pesci voraci che erano nella piscina al centro del triclinio. Allora il povero servo si dice che abbia supplicato con queste parole l'imperatore: io certamente sono stato negligente e per tale ragione devo pagare la pena della mia colpa ma questa mi sembra ingiusta: infatti non rifiuto di morire ma non così. Ad Augusto sembrò che Pollione avesse superato il modo e che avesse perso ogni umanità; per tale ragione ordinò che il servo fosse liberato e che tutti capissero che di dover osservare nelle pene la moderazione e la misura, ordinò che tutti i vasi, che erano molti, fossero rotti. Dicono che dopo Pisone sia stato sempre moderato e clemente.

UNA BATTAGLIA VITTORIOSA

Crasso, luogotente di Cesare, dapprima radunò le truppe, le condusse negli accampamenti e schierò l'esercito, in seguito nelle schiere collocò le truppe ausiliarie, lasciò una coorte a presidio dell'accampamento e si diresse verso gli accampamenti dei Galli. Durante il viaggio incoraggiava i suoi soldati, con promesse e grandi premi, verso la battaglia e con parole sicure ammoniva: <> Nel frattempo i nemici, a causa del ristretto numero di soldati romani, con arroganza, riflettevano: <> Tuttavia non prendevano le armi e non uscivano dai loro accampamenti per la battaglia. E così l'esitazione dei Galli diede piu' forze ai Romani: accellerarono il viaggio e senza indugio salirono sull'alto colle dove vi erano gli accampamenti dei nemici. Con grande ardore riempirono i fossi, munirono ed accamparono la valle, a causa delle porte poco fortificate, entrarono nell'accampamento e assalirono con le spade i difensori. I Galli presi da grande paura, abbandonarono le armi e cercarono la salvezza con la fuga.